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martedì 26 maggio 2020

World Lockdown Map



I am an Export manager, and I was looking for a map showing how stringent lockdown measures are in various countries in the World.

I could not find one at first, and I was ready to start building my own as a spare time project (admittedly labor intensive), and then while I was looking around for the best software to make custom maps... I found what I was looking for ready made:

https://ourworldindata.org/grapher/covid-stringency-index

Big thanks to the folks at Our World in Data, for proving that if it is a good idea, someone is likely to have had it before ;)


sabato 27 marzo 2010

ACT II: Il colabrodo della censura

Ho appena visto l'incipit di Raiperunanotte, la trasmissione che non è andata in onda l'altra sera perché sgradita al governo. Non voglio dare giudizi di merito perché questo blog non parla di politica partitica. Su questo mi limito a dire che il confronto iniziale va forse oltre lo stesso intento polemico degli autori. Da una parte Mussolini infiammava la piazza al grido di "desiderate degli onori? (Noooo!) Delle ricompense? (Noooo!) La vita comoda? (Noooo!)", dall'altra Berlusconi chiede "volete la reintroduzione dell'ICI? (Noooo!) Il raddoppio delle tasse sui BOT e i CCT? (Noooo!) Un'imposta patrimoniale anche sugli immobili più piccoli? (Noooo!)" [ometto una serie di altri "volete" giacché Berlusconi si è scordato che la retorica richiede anche di tenere le enumerazioni brevi e dispari]. I temi dell'epica politica si sono decisamente sviliti, e questo mi suscita un'amarezza che non ha colore né bandiera.

Venendo a temi più cari a questo blog, mi piacerebbe soffermarmi sul fatto che quello che è successo l'altra sera ha pochissimi precedenti nella storia Italiana, e credo anche Mondiale. In breve un intervento censorio (giusto o sbagliato che fosse) da parte dell'establishment, è stato non solo aggirato ma addirittura cavalcato, tanto che a sentire le cifre che girano non è detto che una regolare puntata di Annozero avrebbe fatto quel numero di ascolti. Una cosa del genere era già successa qualche anno fa con un'altra trasmissione di sinistra. Si chiamava Raiot ed era una feroce trasmissione di satira politica ideata e condotta da Sabina Guzzanti. A detta di alcuni la satira fu troppo feroce, tanto che la seconda delle due puntate, perchè non si potesse dire che era stata censurata, si celebrò "liberamente" a teatro dove chiunque fu "libero" di prendere armi e bagagli e, se proprio ci teneva, andarsela a vedere. In pratica già allora il video fu immediatamente disponibile via internet (e lo è ancora), ma la strategia dei censori tutto sommato funzionò egregiamente e passata la polemica nessuno ebbe a parlare di Raiot come di un grande successo mediatico.

Quello di cui non è stato tenuto conto questa volta è il mutato scenario delle telecomunicazioni. Nel 2003 gli strumenti c'erano già tutti ma la "struttura" che la maggioranza dei telespettatori percepiva era ancora quella vecchia. Una volta si accendeva il televisore e si ricevevano delle "opzioni" esisteva il telecomando certo, ma la scelta era comunque tra una rosa relativamente ristretta di proposte, uno vedeva cosa c'era e poi sceglieva. Ora il consolidarsi di tecnologie come i video in streaming e l'uso quotidiano di Internet in generale hanno invece ribaltato la situazione, molti utenti si aspettano di scegliere PRIMA cosa vogliono vedere e POI andare a cercarselo. La logica conseguenza è che se un contenuto esiste verrà trovato, anche se non si trova su un canale TV nazionale.

L'altra grande rivoluzione è stata l'emergere di canali secondari capaci di giocare quasi ad armi pari con i media maggiori. Fino a qualche anno fa una piccola emittente locale poteva fare poco più che trasmettere notizie locali, balli folkloristici e commedie dialettali, il tutto per un pubblico ristretto geograficamente e demograficamente. Allo stesso tempo i blog (allora si chiamavano WebLog ed erano statici) e le altre incarnazioni dell'informazione più o meno libera su Internet erano ancora appannaggio di pochi e particolari individui. Poi c'è stata la guerra in Bosnia, con le ombre gettate sui media della NATO e le eroiche trasmissioni di Radio B92 in streaming da Sarajevo, poi la Guerra in Iraq e l'enfasi sui blog di guerra opposti al giornalismo embedded, una goccia alla volta finché anche i media e la politica tradizionale hanno dovuto arrendersi e fare i conti con l'esistenza a la potenza di strumenti come youtube, facebok, twitter. Oggi anche un emittente molto piccola, per assurdo anche un singolo individuo, può trasmettere dalla sua cantina al Mondo intero, e guarda caso se quello che dice ha un senso (e purtroppo anche se non ce l'ha) il Modo intero può ascoltarlo e spesso lo va addirittura a cercare, e lo trova. Lo hanno imparato a caro prezzo gli iraniani (per esempio così e poi così ma anche così, astenersi dal primo link i deboli di stomaco), e ora lo sappiamo anche noi. Con questo non voglio, come qualcuno ha fatto, paragonare l'Italia all'Iran, non ancora. Ma è evidente che ci accomuna una grossolana ignoranza, nella classe politica, delle peculiarità e delle opportunità di un nuovo modo di intendere la comunicazione (direi un nuovo paradigma se certi imbecilli non l'avessero fatta diventare una parola per intellettualoidi a corto di argomenti).

Fino ad ora la reazione dei governi e dei grandi network di informazione è stata, con qualche eccezione, cercare di forzare vecchie regole su realtà nuove. Chiedendo gabelle per contenuti che il vicino di casa offre gratis, stirando la legge sul diritto d'autore oltre i limiti per cui è stata pensata, imponendo divieti troppo semplici da aggirare o solo tecnicamente inapplicabili o privi di significato. Per fortuna hanno sempre fallito. Intendiamoci a volte la "vecchia guardia" ha anche le sue buone ragioni, ma la mia impressione è che stia semplicemente giocando a un gioco di cui non comprende le regole, e allora se ne inventa delle sue che però guarda caso non vanno bene. Il punto è che per poter governare bene, un rapporto mediatico o un paese non ha importanza, bisognerebbe prima di tutto capirlo, e capire costa fatica, tolleranza e onestà intellettuale. E tanta, TANTA pazienza, soprattutto se ti aspetti ubbidienza da un mezzo come Internet che per progetto non riconosce il principio di autorità, un po' come gli italiani.

Spy story a colazione

Palo Alto (California) - Esterno giorno. Due famosi miliardari californiani stanno chiacchierando davanti a un caffè davanti a un bar, la maggior parte dei passanti va e viene pensando ai casi propri, qualcuno li riconosce e alza le sopracciglia, qualcun altro scatta delle foto e corre a diffondere su Internet la notizia dell'avvistamento.

Si perché i due malcapitati di solito non sono esattamente il gatto e la volpe, più il gatto e il cane. Si tratta di Eric Schmidt, CEO di Google, e Steve Jobs, Oscuro Signore CEO di Apple. Per chi avesse la memoria corta sono due delle più grandi società informatiche al Mondo e sono da tempo impegnate a staccarsi vicendevolmente la testa a morsi senza lesinare i colpi bassi.



Allora cosa ci fanno i due a discutere amabilmente sorseggiando caffellatte come se niente fosse? Trattano un armistizio? Improbabile. Si infamano? Non si direbbe. Si scambiano pettegolezzi sull'amico paccaro che non li ha raggiunti al bar? Possibile, dopo tutto Steve Ballmer è davvero quello che manca al quadretto. Internet è già tutta un fermento di ipotesi, congetture, teorie del complotto... tipo che in realtà si sono fatti vedere assieme apposta ed è tutta una manovra per qualche scopo sinistro... Sono perplesso.

Ok, sono a capo di società rivali... ok il lavoro di ciascuno è fare le scarpe all'altro... ok, hanno dichiarato di non aversi esattamente in grande simpatia... ma alla fine della fiera comunque vada sono e resteranno due uomini schifosamente ricchi e potenti, non hanno nessuno che si possa permettere di fargli la ramanzina sulla gente che frequentano, pur con idee diverse condividono le stesse passioni e sono anche stati colleghi, sono praticamente vicini di casa... non sarà che gli andava semplicemente di prendere un caffè assieme, parlare di questo e quello, e si sono seduti fuori perchè c'era più fresco? Resta che non so le loro, ma di sicuro le nostre sono solo chiacchiere. (E resta anche che pur non essendo i miei idoli dell'infanzia, un caffè con Eric o Steve me lo prenderei volentieri, e forse farei pure il brillante al momento del conto).

P.S. Qualcuno afferma anche di aver "captato" un frammento di conversazione del tipo "...Alla fine lo vedranno tutti, quindi chi se ne frega come lo ottengono?" (S. Jobs). Altra valanga di congetture... chi lo vedrà? Cos'è che vedrà? Alla fine di cosa? Meh, qui mi sento di buttare i miei due cents, secondo me stavano parlando del trattato ACTA sul commercio internazionale, che pare contenere talmente tante infamate che sia gli USA che l'UE stanno cercando (in vano) di tenerlo segreto fino a quando non entrerà in vigore.

lunedì 22 marzo 2010

Pubblicità Pro-Grezzo: Conto Arancio

Da parecchio tempo, tutte le volte che vedo la pubblicità di Conto Arancio in TV vengo assalito da una vaga sensazione di disagio. Non è per quel "ci metto i soldi che mi pare e li riprendo quando mi pare", come se con qualsiasi altro conto dovessi aspettare l'apertura temporizzata di un caveau alla maniera dei rapinatori. Non è neanche per qualche altro strano presentimento finanziario... è la colonna sonora. Per chi non ce l'ha presente è Clint Eastwood, dei Gorillaz. Può piacere o no ma è il classico motivetto che ti entra in testa, cantilenante, un po' ossessivo, perfetto per una pubblicità, no? No! O meglio si, a patto di darla in pasto a un pubblico distratto e forse un po' becero. Se uno si ricorda che il testo originale diceva "I ain't happy" (NON sono felice), sentire l'omino appollaiato sul cartellone pubblicitario canticchiare più o meno convinto "I'm happy" (sono felice) provoca una certa dissonanza cognitiva. Per dovere di cronaca e un po' per noja vi posto qui sotto una traduzione spannometrica del testo della canzone, ditemi poi voi se la usereste per pubblicizzare servizi finanziari (o se comprereste servizi finanziari da uno che usa questa canzone come gingle). EDIT... mi sono poi accorto di non avere testa di tradurla io, l'ho presa da qui.

Non sono felice, ma mi sento allegro
ho rinchiuso i raggi di sole, in una valigia
sono inutile, ma non per molto ancora
il futuro mi viene incontro
Non sono felice, ma mi sento allegro
ho rinchiuso i raggi di sole, in una valigia
sono inutile, ma non per molto ancora
il futuro mi viene incontro
sta arrivando

Finalmente qualcuno mi ha lasciato uscire dalla gabbia
ora il tempo per me non significa nulla perchè io non conto gli anni
ora io potrei non esserci
non dovresti essere spaventato
sono bravo a rimediare
sono esposto ad ogni insidia
intangibile
scommetto che tu non la pensi così
così io ti ordino di avere una visione ampia
guarda, io sarò docile
prendi e scegli
siedi e abbandona
tutte le tue combriccole
ragazzini e dandy
chi credi che stia veramente creando queste armonie?
il ritratto che tu stai estraendo da un tubetto di pittura
proprio come quando accendi una miccia
credi che sia romanzato
mistico? forse
sprituale
esaudibile
ciò che appare in te è una chiara visione perchè tu sei troppo insano
senza vita
per conoscere la definizione del termine vita
senza prezzo
per te, perchè io ti ho abituato alle stravaganze più esagerate
ti piace?

Non sono felice, ma mi sento allegro
ho rinchiuso i raggi di sole, in una valigia
sono inutile, ma non per molto ancora
il futuro mi viene incontro
Non sono felice, ma mi sento allegro
ho rinchiuso i raggi di sole, in una valigia
sono inutile, ma non per molto ancora
il futuro mi viene incontro
sta arrivando

l'essenza, le basi
riesci a vivere senza
permettimi di esserlo
bambino, come in natura
ritmo
lo hai o non lo hai, è una credenza errata
ci sono in mezzo
ogni albero germogliante
ogni bambino in sè
ogni nuvola che vedi
la vedi con i tuoi occhi
vedo la distruzione e la morte
la corruzione nell'inganno
derivante da questa maledetta impresa
ora sto credendo alle tue maledette bugie
attraverso Russ, benchè non siano i suoi muscoli ma le percosse che da
con me come guida
ma tutti voi potete vedermi ora perchè non guardate con i vostri occhi
percepite con la vostra mente
che è la parte più profonda
così me ne vado in giro con Russ e sono un mentore
con poche maledette rime
ricorda dove ha sede il pensiero
io li ho analizzati tutti
perciò tu non puoi sopravvivere qaundo la legge è senza legge
sentimenti, sensazioni che tu pensavi fossero morte
non strillare, ricorda
(che è tutto nella tua testa)

Non sono felice, ma mi sento allegro
ho rinchiuso i raggi di sole, in una valigia
sono inutile, ma non per molto ancora
il futuro mi viene incontro
Non sono felice, ma mi sento allegro
ho rinchiuso i raggi di sole, in una valigia
sono inutile, ma non per molto ancora
il futuro mi viene incontro
sta arrivando 


Ora credo che andrò a svuotare una zucca per metterci dentro tutti i miei risparmi, un tizio sdraiato sul fianco di un autobus sostiene che convenga...

martedì 16 marzo 2010

La leggenda del pianista sull'oceano di palta

Se non avete vissuto sotto un sasso negli scorsi giorni, potreste aver sentito parlare di un sito che si chiama chatroulette.com. L'idea è banale, a tratti crudele, e del tutto insensata... in poche parole geniale. Ti colleghi al sito, ignori i termini di servizio, clicchi su "new game", e in automatico vieni connesso in chat (preferibilmente in video chat) con un perfetto sconosciuto. Le opzioni per entrambi a questo punto sono chattare, o schiacciare "next", come l'omonimo programma di MTV (quella si che era tv di qualità) e passare allo sconosciuto successivo. Fine. Non c'è modo di scegliere l'interlocutore, non c'è modo di tornare sui propri passi dopo un "Next" inflitto o subito, o per difendersi da cosa potremmo vedere al salto successivo (vedi foto esplicativa).

Se state pensando che un servizio così anonimo e sconclusionato sia un enorme parafulmine per tutti i pazzi, perdigiorno, pervertiti e debosciati di Internet... avete ragione. Qualcuno direbbe che il prezzo della libertà assoluta si paga dovendo guardare in faccia un uomo assolutamente libero. Pare però che nel complesso la cosa rimanga ancora abbastanza civile e divertente da attirare un numero crescente di estimatori o semplici curiosi.

Ovviamente non mancano già coloro che hanno saputo sfruttare il nuovo servizio per fini più alti (o quasi), spesso creativi, e in mezzo a tutto questo bailamme sta già entrando nella leggenda un ragazzo che canta e suona al piano motivetti improvvisati basati sull'aspetto dell'interlocutore di turno, con gran divertimento degli interesati e di tutta internet, visto che l'autore stesso ha pubblicato alcune sue performance su youtube.



Purtroppo o per fortuna, come tutti gli internet memes, la leggenda del pianista su chatroulette durerà una frazione di secondo, poi i canali di informazione "alti" torneranno ad ignorarlo e il nostro eroe sarà ricordato, nella migliore delle ipotesi solo in bassifondi ancora più bassi della Rete, in quell'olimpo delle meteore in cui siederà accanto a Keyboard Cat (al secolo Fatso the Cat), Boxxy (che fine ha fatto?), Kayne West, e l'immortale chipmunk drammatico. Se sarà proprio fortunato avrà anche degli spin-off.

Nel fratempo, mi godo questa scorpacciata di LOL e mi rallegro al pensiero che, data assoluta libertà di espressione e un pubblico relativamente inerme, esistano ancora persone capaci di escogitare qualcosa di bellissimo, si direbbe senza bisogno di altro movente se non il più classico e puro dei "perchè si può" :D

mercoledì 10 marzo 2010

FootBorg?

Ho letto questo post su CrunchGear, molto interessante, che parla della annosa polemica sul rapporto tra Sport e tecnologia. In particolare si parla del fatto che il calcio possa risentire in qualche modo di soluzioni tecnologiche sempre più avanzate, dalle scarpette super-precise, ai i palloni iper-sferici, fino alle tecnologie sulla linea di porta e alla famigerata moviola in campo. Tutto questo rovina il calcio?

Onestamente ho sempre fatto fatica a considerare Sport con la S maiuscola competizioni "ad alta tecnologia" come per esempio quelle legate ai motori. Intendiamoci, non ho difficoltà a chiamare Atleti i piloti, è il complesso che non mi convince. Accanto alla preparazione fisica e mentale di piloti, tecnici e meccanici durante la gara contano moltissimo il tempo e i soldi dedicati allo sviluppo di mezzi tecnologici diversi e spesso unici per ciascuna squadra. Prendi la Ferrari, Shumacher vinceva perchè aveva le palle quadrate, ma aveva anche sotto il sedere una Ferrari, dove finisce il contributo del pilota e dove cominciano i miliardi di Maranello e dei vari sponsor?

Tutto sommato mi sembra che il Calcio possa essere giocato in tutta la sua poesia anche da un numero dispari di marmocchi in un cortile in pendenza con un Super Tele (tm), senza arbitro, con i portieri volanti e le prote fatte con le felpe (ergo con traversa spannometrica circa trenta centimetri al di sopra delle braccia alzate del portiere di turno). Verrebbe da dire che la tecnologia in fondo a loro non serve. Verrebbe quindi da dedurne che non è il Giuoco del Calcio a subire o richiedere la tecnologia, quanto piuttosto il giro che c'è dietro, il Mondo del calcio con i suoi soldi, i suoi interessi e (perchè no?), i suoi milioni di tifosi che per un gol confermato o negato si muovono all'unisono a volte nella direzione sbagliata. Lasciamo in pace il Calcio, lui non sa che farsene della moviola in campo anche se tutto sommato non se ne avrebbe neanche a lamentare.

Chi piuttosto potrebbe avere un'opinione forte a proposito sono gli arbitri onesti che verrebbero finalmente lasciati fare il loro mestiere, gli speculatori e i maneggioni che farebbero un pochino più fatica a intrallazzare, i tifosi violenti a corto di pretesti per sfasciare tutto, certi professionisti del calcio parlato che si scoprirebbero disoccupati dall'oggi al domani. Con rispetto parlando, soprattutto per gli arbitri, tutta gente che con il Giuoco del Calcio, ha più a che vedere che a che fare.

martedì 9 marzo 2010

sBallottamenti

Se avete comprato un PC con Windows di recente (aka se avete comprato un PC, visto che quelli con linux sono rari come la balena bianca e la Apple si sforza di chiarire che i suoi NON sono PC, sono "Mac"), vi siete ritrovati davanti al primo avvio una videata come questa:




La finestra in questione si chiama ballot screen e serve ad informarvi che per andare su Internet non c'è solo il browser "di serie" di Microsoft, Internet Explorer, ma anche altre opzioni come Firefox, Opera, Safari, o Chrome. La finestra evidenzia le principali scelte in un ordine generato casualmente di volta in volta, e da accesso ad altre opzioni ancora su richiesta dell'utente.

Questa scelta un po' originale è frutto di una decisione della commissione antitrust europea, ovvero dell'organismo dell'UE che si occupa di vigilare sul fatto che nessuna azienda diventi così grossa da monopolizzare il mercato. In parole povere i produttori degli altri browser (rispettivamente Mozzilla Inc., Opera Software, Apple e Google) hanno fatto ricorso alla commissione dicendo che il fatto che Microsoft fornisse Internet Explorer gratis e già installato su tutte le macchine Windows era un abuso di posizione dominante e li danneggiava ingiustamente. La commissione ha accolto il ricorso, e il risultato è che ora tutti gli utenti vengono informati e invitati a scegliere liberamente quale programma intendono utilizzare, e la Microsoft si è ritrovata a pagare una contravvenzione dell'ordine delle diverse centinaia di milioni di Euro.

Ora datemi il tempo di indossare la mia fidata tuta di amianto anti-flame... ecco, anche il casco... pronto: questa storia del ballot screen, signori, mi pare una c****a pazzesca. Permettetemi di argomentare.

Se compro un computer solitamente compro anche il sistema operativo (computer venduti senza SO esistono ma devi proprio volerli e cercarteli), e lo pago. Tipicamente si tratta di una qualche incarnazione di Windows o più raramente di Mac OS, in ogni caso il SO non viene regalato con il computer, di riffa o di raffa fa parte del prezzo anche se il contributo specifico al costo totale non è sempre facile da chiarire.

Ora, per definizione un sistema operativo in senso stretto dovrebbe fare da interfaccia tra l'hardware della macchina e l'utente, far girare gli altri programmi, permettere l'accesso e la gestione dei dati salvati nel sistema. Fatto ciò, tutto quello che resta da fare ad un teorico sistema operativo è levarsi dalle scatole il più silenziosamente possibile e lasciarci lavorare (hem...). Nell'accezione comune però il concetto di sistema operativo si è allargato fino ad essere quella cosa che "permette le funzionalità di base" di un computer... definizione che include tutte le operazioni di cui sopra più una serie di altre cose che di volta in volta l'utente potrebbe considerare "funzionalità di base". Mi spiego meglio, se al giorno d'oggi compro un computer e quello non mi fa ascoltare gli mp3 senza dover fare alcuna configurazione e senza installare programmi "terzi", non penso "devo installare un programma per sentire gli mp3", probabilmente penso "questo computer è una chiavica". Opinabile ma è un dato di fatto tanto più vero al discendere della consapevolezza informatica dell'acquirente... ergo è eccezionalmente triste ma vero per la stragrande maggioranza della popolazione.

Ora che abbiamo appurato che navigare su internet se non è una funzionalità di base, è certamente considerata tale, possiamo ragionevolmente dedurne che il un browser deve essere incluso nel sistema operativo. Metteteci anche che per come la Microsoft ha concepito storicamente il sistema, il programma che gestisce le finestre, il desktop e tutte le iconcine, si chiama Explorer ed è lo stesso che visualizza i siti Internet sotto il nome di Internet Explorer: due piccioni con una fava, può non piacere (personalmente in effetti non mi piace) ma ha una sua logica. Questo spiega anche perchè quando hanno chiesto alla Microsoft di rimuovere Internet Explorer di default quelli gli hanno risposto che oltre a una pessima idea era anche obiettivamente molto difficile.

Tenete anche presente che tutti gli altri sistemi operativi hanno il loro browser integrato senza tanti capricci. Se ti compri un Mac hai Safari bell'e pronto, se ti installi Linux con tutta probabilità hai già Firefox, o Iceweasel se hai scelto una versione "puritana". E nessuno lo vede come un problema, anzi... tutt'al più mi arrabbio se accendo e il browser non va al primo colpo. Se chiedessero a Steve Jobs di mettere un orribile ballot screen al primo avvio di MacOS gli verrebbe un coccolone (concedere opzioni all'utente? SEI?), l'idea su Linux è stata presa in considerazione spontaneamente ma tanto in quello è già un covo di comunisti ed anarchici.

Tornando agli altri programmi, cosa dovrebbero dire i poveri sviluppatori di WinAmp e VLC (per non bestemmiare il nome di iTunes in vano) di fronte all'inclusione di default di Windows Media player per la musica e i filmati? E OpenOffice? Non bisognerebbe vietare alla Microsoft di includere le versioni più o meno di prova di Office in tutte le installazioni di Windows? E come dovrebbero reagire i produttori di antivirus di fronte alla decisione di Microsoft di offrire un loro pacchetto di sicurezza gratuito?

Il punto è che Microsoft è EFFETTIVAMENTE un monopolista di fatto, e credo sia un bene che le autorità di vigilanza se ne accorgano e facciano qualcosa, ma di tutte le cose a cui potevano attaccarsi questa del browser mi pare proprio la più ridicola. Per combattere questo genere di monopolio le azioni da intraprendere sarebbero ben altre, dovrebbero tener conto dell'intera industria, non solo dei browser, e in spirito di uguaglianza andrebbero applicate a tutte le aziende, non solo alla Microsoft. Permettetemi alcuni esempi:

- Cominciamo con l'obbligare tutte le aziende a indicare il costo delle licenze OEM (ovvero le versioni del sistema operativo e dei programmi che troviamo pre-installate nei computer), tanto per chiarire che "gratis" è fatto diverso. E come con le macchine, non è che tu paghi la macchina e la frizione è "gratis"... paghi la macchina e la frizione semmai è "compresa nel prezzo".

- Vietiamo a chiunque di concedere sconti e licenze "speciali" a studenti, insegnati e scuole. Mi rendo conto che è contro-intuitivo ma il monopolio si basa in grandissima parte sul fatto che ci allevano fin da piccoli a pensare che "Windows" e "computer" siano sinonimi, o che non avrai altro CAD all'infuori di AutoCAD... se uno arriva a trentaespingi anni (visto con i miei occhi) pensando che "Internet" e "Internet Explorer" siano la stessa cosa (che è un po' come dire che "autostrada" e "Fiat Punto" son la stessa cosa) magari non è già brillante di suo, ma di certo non l'hanno neanche proprio allevato a terra come un pollo Amadori 10+. Sarebbe uno costo ingiustificato per la pubblica amministrazione? No! Semplicemente molte scuole qualche scuola userebbe software e sistemi operativi alternativi, ce ne sono a mazzi, spesso gratis, e sono perfettamente adatti allo scopo, risparmiando ED educando alla varietà dei mezzi informatici contemporaneamente. Perdonate se mi dilungo su questo punto ma è come se la Coca-Cola potesse regalare le sue bevande zuccherose e gassate nelle scuole e poi ci venissimo a lamentare perché i nostri bambini vengono su paffutelli e diabetici.

- Vietiamo alle pubbliche amministrazioni di usare software e protocolli proprietari per i siti di pubblico servizio. Avete provato ad aprire il sito della RAI di recente? E fatto con un programma che si chiama Silverlight, fatto dalla Microsoft (-_-' per vedere la pagina di Silverlight occorre Silverlight). Se voglio vederlo con Firefox sulla mia macchina Linux non posso (a meno forse di compiere sul mio computer strani riti Voodoo) perché il supporto di Microsoft a quella piattaforma fa volutamente pena. Cos'è i soldi del mio canone sono meno buoni di quelli di un cittadino che usa Internet Explorer in Windows? Chiariamo che qui non stiamo parlando di un mio capriccio perché non riesco a visualizzare Bruno Vespa nell'oblò della lavatrice (vorrei), Linux lo usa il 4,6% della popolazione (suppongo sia una stima per difetto, ci sono programmi RAI che quelle percentuali se le sognano), e l'alternativa che funzionerebbe ed è a sua volta gratis c'è da anni, la rai la usa già e si chiama Flash (vecchiotto e a sua volta proprietario della Adobe, ma un problema alla volta). Badate che non parlo di bandire Microsoft dalla pubblica amministrazione, se un ufficio dell'anagrafe vuole usare Windows mi frega fino a un certo punto, diverso è se nel mandare un file all'anagrafe fossi costretto a mandargli un ".doc", o se la scelta non è dettata da criteri di convenienza e di merito come purtroppo accade.

- Ultimo, ma non ultimo, chiariamo una volta per tutte se (SI!) e come si può disinstallare Windows o qualsiasi altro sistema operativo preinstallato su una macchina e chiedere un rimborso se quel sistema operativo non è stato espressamente richiesto (si Steve, dovrebbe valere anche per te, prendilo come un complimento verso i tuoi computer che a livello di hardware sono proprio belli, niente da dire)... già che ci siamo rendiamo la cosa anche un po' più facile ;)

In bella sostanza gli unici ballot screen che mi piacerebbe vedere sono quelli di questo tipo:




Ma soprattutto mi piacerebbe che a cliccare la seconda opzione non fossero solo gli smanettoni, gli amici di smanettoni e quelli che se ne pentiranno a causa degli effetti nefasti del monopolio, non certo perché l'alternativa è scadente.

mercoledì 3 marzo 2010

ACT I : Patent Wars

Nota: Questo è il primo post di quella che vorrebbe diventare una serie. Se ve lo siete perso trovate il perché e il per come qui. Come sempre ogni consiglio è il benvenuto.

Ero tentato di parlare di brevetti già quando l'altroieri ne hanno concesso a Facebook uno che gli permetterebbe di fare causa a Internet, tutta, in blocco. Poi mi sono trattenuto, ma ora c'è un certo altro fermento in rete per una mossa particolarmente teatrale da parte di Apple. La casa di Cupertino avrebbe infatti presentato una causa legale piuttosto cicciottella contro la HTC per l'infrazione di una ventina di brevetti riguardanti tecnologie impiegate in particolare l'iPhone.

Non è difficile vedere in questa mossa l'ennesimo atto del titanico scontro che impegna Apple e Google da quando la seconda ha deciso di invadere alcuni campi che Apple considerava "privato dominio", come la telefonia di fascia alta, in cui il sistema operativo Android di Google ha scalfito la supremazia assoluta dell'iPhone. Intendiamoci, da entusiasta utente Android quale sono penso comunque che l'iPhone sia ancora per molti versi il telefono da battere, ma il punto di forza di Android è che a fronte di un'offerta Apple monolitica (l'iPhone è uno, è quello, è perfetto, costa come una casa al mare), Google ha rilasciato Android all'uso e all'abuso di chiunque voglia sfruttarlo. Il risultato sono una serie di modelli diversi, più o meno costosi, più o meno capaci di rivaleggiare con il telefono di Apple, un ecosistema imperfetto ma "buono abbastanza", con grandi margini di miglioramento e soprattutto in forte espansione.

Torniamo a noi, rendendosi conto della minaccia, Apple ha messo in campo una strategia di contrasto a tutto campo. Forte di un team di avvocati b******i venuti dall'Inferno di prim'ordine, e di un portafoglio di brevetti che rasenta il ridicolo, Cupertino ha citato in giudizio la HTC in quanto è il più grande costruttore di terminali Android al momento (seguita da Motorola e Samsung). Le male lingue dicono che in effetti le vie legali siano motivate dal fatto che Apple non riesce più a competere con Microsoft e Google sul piano del merito. Il punto non è tanto sulla mossa in sè, che potrebbe essere anche tutto sommato legittima, se uno ha dei diritti che meritano tutela è sacrosanto che vada in tribunale a farli valere. Quello che mi turba è il contenuto dei brevetti, che ora vado a illustrarvi così che anche voi possiate farvi un'idea, e in particolare il fatto che questi siano stati concessi per delle emerite s*******e invenzioni discutibili che metterebbero la Apple nelle condizioni di fare causa a chiunque e già da lungo tempo. Aggiungeteci che l'ufficio brevetti americano è talmente avanti da non riuscire a girare un fax sotto-sopra, e non eccelle esattamente nelle verifiche dello stato dell'arte (anche se esemplare resta il caso dei cugini australiani che concessero a Microsoft il brevetto per il doppio click nel 2004 - si avete letto bene duemilaquattro). Aggiungeteci anche che quando le faceva comodo Apple era la prima a infamare Nokia dicendo che la sua politica sui brevetti frenava l'industria e aiutava i comunisti a mangiare i bambini (il tutto in relazione ad analoghe accuse da parte di Nokia, per carità).

... Ma sto ancora divagando! Eccovi la lista di alcuni dei brevetti in causa. Non sono riuscito a trattenermi da una serie di commenti sarcastici, ma vi invito a seguire i link per ulteriori dettagli e illustrazioni, e farvi un'idea vostra. (Nota, la lista è tratta papale papale da un popolare sito americano su cui l'ho trovata questa mattina, curioso anche che per consultare i brevetti in questione uno debba ricorrere all'ottimo GOOGLE Patents Search ^_^ ). Mi rendo conto che il post è lungo, se temete di annoiarvi e saltate direttamente alle conclusioni nell'ultimo paragrafo vi guardo brutto ma vi perdono.

Brevetto No. 7,362,331: Spostamento non costante, basato sul tempo, di elementi dell'interfaccia utente tra stati diversi. Se vi state chiedendo "EEEH?" non temete, li traduco tutti per noi comuni mortali. Si tratta del fatto che un elemento dell'interfaccia possa muoversi in reazione a determinate azioni dell'utente. In parole povere è il fatto che se minimizzo/massimizzo una finestra quella si ingrandisce o si rimpicciolisce con un'animazione, o che se aggiungo un elemento a un menu gli altri si spostano per fargli posto. Intendiamoci, la cosa in generale resta perfettamente legale per tutti, ma se lo si fa in modo "fluido", allora è un brevetto Apple. Ricordo vagamente videogiochi degli anni '90 che avevano menù che funzionavano in questo modo, il brevetto è stato concesso nel 2008. 

Bevetto No. 7,479,949: Metodo e interfaccia grafica per determinare i comandi su un touch-screen in modo euristico. Nella pratica vuol dire che se scorro col dito in orizzontale o in verticale (per esempio in una pagina web) lo scorrimento viene limitato al solo orizzontale o verticale, mentre se col dito inizio a scorrere in diagonale allora lo "spostamento" che ne risulta è libero.

Brevetto No. 7,657,849: Sbloccare un dispositivo per mezzo di gesti su un'immagine di sblocco. Avete presente la schermata dell'iPhone in cui dovete spostare un cursore col dito per sbloccarlo? Quella. Quella e, per come è formulato, qualsiasi altra forma di sblocco che coinvolga il touch-screen. è stato concesso a Febbraio di quest'anno. Il mio primo palmare circa 6 anni fa aveva una funzionalità simile (per quanto, lo ammetto, molto meno stilosa). 

Brevetto No. 7,469,381: Scorrimento di liste e spostamento, ridimensionamento e rotazione di documenti su un display touch-screen. Questo sembra voler dire tutto e niente ma all'atto pratico si riferisce a quel caratteristico "rimbalzo" che si vede sull'iPhone quando si arriva al fondo di un documento. La cosa è già oggetto di scorno tra Apple e Palm.

Brevetto No. 5,920,726: Sistema e metodo per gestire le condizioni di alimentazione in un dispositivo dotato di fotocamera digitale. Questo copre qualsiasi oggetto che sia dotato di una batteria e una fotocamera con un processore in mezzo. E stato concesso nel 1999, la mia memoria è offuscata ma credo che la macchina fotografica digitale l'abbia inventata dalla Kodak negli anni '70 e che la gente possa portarsi appresso versioni a batteria dagli anni '80. 

Brevetto No. 7,633,076: Reazione automatica alla rilevazione di azioni dell'utente in dispositivi portatili. A dispetto della formulazione generica questo copre il fatto che se porti il telefono all'orecchio un sensore di prossimità spegne il touch-screen per evitare input involontari. 

Brevetto No. 5,848,105: Elaboratori di segnali GMSK per una migliore capacità e qualità di comunicazione. Su questo sembrano starsi grattando le testa in molti perché davvero forse solo l'inventore sa spiegarne i dettagli. Si tratterebbe di un dispositivo capace di "estrarre un determinato segnale da una pluralità di segnali sovrapposti sia nello spettro che nel tempo contenenti dati e un bit-rate". A me sembra tanto un decoder... e il fatto che la parola "immaginario" compaia sei volte in dodici paragrafi... ho un'irrefrenabile pulsione a grattarmi la testa.

Brevetto No. 7,383,453: Conservare energia riducendo il voltaggio di entrata della parte di un processore volta all'elaborazione delle istruzioni. SEMBRA un brevetto sullo stand-by, ma è molto tecnico, e ci vorranno anni di udienze per capire bene cosa implica e cosa non implica, di certo è una pratica molto comune e non riesco a pensare un costruttore di hardware al riparo da una simile rivendicazione.


Brevetto No. 5,455,599: Sistema grafico orientato agli oggetti. Questa risale al 1995 ed incastella una serie di tecnicismi difficili da interpretare. Il succo è un'interfaccia fatta di oggetti grafici generati da un processore e visualizzati in vari modi. Davvero, sarò io che manco di immaginazione ma detta così copre tutto dal mio vecchio Amiga 500 in su.

Vi risparmio gli altri brevetti che sono ancora più tecnici ma il discorso è valido anche per quelli, vi invito a leggere il post originale su Engadget se volete farvi un'idea più approfondita.

Sarà una mia impressione ma ultimamente la questione dei brevetti sta prendendo una piega pessima, allontanandosi dallo scopo iniziale tutelare il diritto degli inventori a beneficiare delle loro scoperte. Ho detto "inventori" non a caso, il sistema dei brevetti è nato con in mente le persone, non le corporazioni multinazionali. Oggi come oggi le grandi aziende possono permettersi di pagare costosi ricercatori per sfornare brevetti più o meno sensati su qualsiasi cosa, e poi tenerli nel cassetto e usarli come strumento di concorrenza ad anni di distanza indipendentemente dall'aver trasferito o meno quel concetto in un prodotto reale, o dall'averlo fatto assieme a mille atri concorrenti. Ha senso che un'azienda possa anche solo pensare di far valere improvvisamente un brevetto del 1995 per una tecnologia che nel frattempo è tranquillamente diventata lo standard dell'intera industria? E se voi foste una mente brillante ed altruistica, dormireste tranquilli sapendo che nel cassetto di qualche multinazionale qualche galoppino (il termine tecnico è patent troll) potrebbe aver formulato in termini generici l'invenzione che voi avete sudato sangue per mettere a punto e ora  producete in una fabbrichetta messa su con un mutuo da capogiro e i risparmi di una vita? Pensieri di questo genere turbano i sonni di compagnie anche abbastanza grosse e impegnano gli uffici legali di colossi come Apple, Microsoft e Google. Mi chiedo se l'Umanità non trarrebbe maggiore giovamento da una disciplina più realistica. Non so se il prossimo telefono della HTC avrà ancora il multi-touch o i menu animati, ma forse mi preoccupa di più che l'ufficio brevetti americano decida anche in materia di bioingegneria, energie rinnovabili e farmacia... Parafrasando De André "se è il buon senso che ti è mancato, il buon senso è sempre quello". In Europa siamo messi meglio, ma solo un po', e comunque non siamo al riparo dai risvolti globali delle decisioni americane ne dai trattati segreti che minacciano di cambiare le cose.

Appunti di cultura tecnologica (ACT)

Volevo intitolare questo post "Lezioni di cultura tecnologica" ma poi mi sono auto-schiaffeggiato ed ho optato per un titolo più umile. Lo scopo è anticipare una serie di post "di pubblico servizio" che saranno contraddistinti dal tag (etichetta) "ACT" e che, traendo spunti dall'attualità ma senza alcuna pretesa di coprire tutte le notizie meritevoli di approfondimento, conterranno alcune riflessioni sul perché determinati avvenimenti in campo tecnologico dovrebbero interessare anche quelli che di tecnologia non si interessano, magari preferendo accontentarsi che tutto "funzioni" senza farsi più domande del necessario.

Ci tengo a precisare che l'approccio "utilitaristico" alla tecnologia è perfettamente legittimo, qui non si giudicano le abitudini né i gusti di nessuno. D'altro canto se è relativamente irrilevante ignorare gli aspetti tecnici della moderna tecnologia, è molto più rischioso non riflettere sui risvolti culturali, legali e sociali che essa comporta. Rimanere indietro sul primo piano può al massimo portare a non saper usare qualche specifico strumento, trascurando il secondo si rischia invece di aprire inconsapevolmente la strada a conseguenze più gravi, dalla rinuncia a privilegi individuali alla svendita di libertà civili per l'intera collettività. Chiedo scusa se faccio del catastrofismo spicciolo, la situazione non è tragica come sembra... almeno per il momento. In ogni caso spero che annoiare i miei 5 lettori (sospetto che 4 siano bot) non possa peggiorare la situazione.

Il nocciolo della questione è rispondere a quell'alzata di sopracciglia che spesso accompagna certi discorsi. Di fronte a parole come DRM, proprietà intellettuale o standard aperti, la gente pensa "Si però a me che mi frega? Il mio iPod funziona" - mettete pure al posto di "iPod" qualsiasi altro prodotto tecnologico, hardware o software. Bene, se avrete voglia di ascoltarmi cercherò di spiegarvi in parole povere perché vi frega, o se non altro perché secondo me vi dovrebbe fregare. Poi come in molti casi... il punto è la scelta.



Ovviamente cercherò quanto più possibile di documentarmi e non dire c*****e inesattezze ma, siccome gli argomenti  che ho in mente sono delicati e non essendo strettamente tecnici spesso risentono le influenze dell'opinione, mi sento in dovere di ribadire che le precisazioni e i pareri discordanti sono assolutamente benaccetti.

Un'ultima nota. Lo spunto per questo progetto nasce anche dalla lettura dei bellissimi articoli di Marco Calamari nella sua rubrica Cassandra Crossing pubblicata anche su Punto Informatico. Senza alcuna pretesa di potermi avvicinare all'opera di un maestro, suggerisco a tutti di leggerli per ascoltare una voce illuminante sulle conseguenze culturali di una modernità che a volte ci prende un po' la mano.

lunedì 1 marzo 2010

Treddì

Oggi raccolgo una segnalazione - graze mille! - e vi parlo di treddì (o si dovrebbe scrivere tredddì?), ovvero di come si fa a convincere il nostro cervello che le mosche che vediamo in Avatar sono più noiose di quelle che vedevamo ne Il Signore delle Mosche (1963) o nelle varie iterazioni di Rambo (1982, 1985, 1988, 2008 e forse 2011). Ho cercato di documentarmi un pochino ma è pur sempre possibile che abbia scritto delle amenità... ogni appunto è il benvenuto!

Una premessa ovvia: il nostro cervello percepisce la profondità delle immagini perché gli occhi inquadrano la stessa immagine da due punti di vista leggermente distanziati (si dice visione binoculare), quindi se tra l'immagine dell'occhio destro e quella del sinistro c'è molta differenza vuol dire che stiamo guardando un oggetto vicino, se ce n'è poca stiamo guardando un oggetto lontano, e da qui parte tutto il discorso... quindi prima di tuffarci nei tecnicismi vi ricordo che se dovete difendere il vostro onore da un guercio è meglio sfidarlo all'arma bianca piuttosto che duellare con le pistole (grandi momenti di servizio pubblico ^_^).

La prima fase per generare il treddì è quella di riprendere la scena contemporaneamente da due angolazioni vicine ma separate, un po' come avviene ai nostri occhi, per farlo si usa una telecamera simile a questa o, se stiamo parlando di computergrafica, si ordina semplicemente al computer di fare il lavoro due volte cambiando il punto di vista "virtuale". Il problema arriva quando dobbiamo presentare la cosa allo spettatore, perché lo schermo è uno solo, è bidimensionalmente piatto, ed è lo stesso per tutti e due gli occhi... uno schermo, due occhi... peggio ancora, probabilmente uno schermo per duecento paia di occhi messi in una stessa sala ma ad angolazioni molto diverse sia in larghezza che in altezza.

Di seguito vi propongo quindi una carrellata dei metodi per "ingannare" lo spettatore:
 
1. I tragici occhialini colorati. Il giochino si chiama anaglifo ed è piuttosto semplice, si mettono due filtri colorati (tipicamente rosso e blu) davanti a ciascuna lente della telecamera, così si ottengono due immagini di colori diversi che possono poi essere messe una sull'altra e unite in fase di montaggio. Il risultato è un immagine in cui ogni contorno ha due "aloni" uno blu e uno rosso, tanto più accentuati quanto più il soggetto è vicino. Agli spettatori vengono dati degli occhiali con lenti colorate in modo che per ciascun occhio uno dei colori venga "mascherato" e ne vedano così solo l'altro. Il cervello fa il resto ignorando i colori sfalsati e restituendoci l'illusione della profondità. Questa tecnica è rudimentale ma efficace, però che io sappia non si è mai diffusa al di là di produzioni fatte apposta per dimostrare il treddì stesso un po' come fenomeno da baraccone.

2. I (poco) meno tragici occhialini polarizzati. Si tratta dello stesso giochino degli occhialini colorati, ma sfrutta una diversa proprietà della luce ovvero la polarizzazione. Qui il discorso si fa un po' meno intuitivo ma se mi seguite cerco di non incasinare troppo la spiegazione. La luce si propaga come un'onda, quindi "oscilla" su e giù, o a destra e a sinistra, o in diagonale... comunque oscilla. Mettendo un particolare filtro davanti a qualsiasi sorgente di luce si può creare una sorta di microscopica "veneziana" che lascia passare solo la luce che oscilla con una certa inclinazione, la luce che esce si chiama "polarizzata" e il bello è che, quando rimbalza su determinate superfici (per esempio contro uno speciale schermo da cinema), rimane ancora polarizzata. Il trucco è quindi proiettare contemporaneamente o in rapidissima successione due immagini polarizzate ad angoli diversi, e con degli occhialini fatti a loro volta "a veneziana" far vedere a ciascun occhio solo una delle due. Il vantaggio rispetto agli occhialini colorati è che in questo caso i colori non vengono sfasati e il risultato è molto più adatto anche a film "veri". Anche questa tecnica è rimasta un fenomeno da baraccone per decenni ma di recente è stata rispolverata da titoli come Avatar e Coraline. Tutto chiaro? Ho cercato un disegno cheschematizzasse bene la cosa ma ho fallito in maniera miserabile.

3. Gli occhialini altamente tecnologici. Fino ad ora abbiamo parlato implicitamente di cinema, dove ci sono sale attrezzate apposta, con proiettori apposta, ma cosa succede se il treddì lo voglio in salotto? Niente panico, mi serve solo un televisore apposta e anche in questo caso degli occhiali apposta. Gli schermi delle normali televisioni sfruttano già il controllo della polarizzazione per migliorare la qualità dell'immagine in due dimensioni. Alcuni costruttori, tra cui la Samsung, hanno già annunciato di essere pronti a commercializzare televisori che possono cambiare la polarizzazione delle loro immagini molto rapidamente, circa 120 volte al secondo. Questi televisori saranno venduti in abbinamento a speciali occhiali dotati di lenti polarizzate come quelle dei cinema, ma capaci anche di oscurare con dei cristalli liquidi alternativamente la lente "sbagliata" con la stessa frequenza del televisore. Il tutto avviene così rapidamente che il cervello continua a pensare di essere di fronte a un singolo flusso di immagini ininterrotto. Il portafoglio al contrario si accorgerà eccome della differenza: oltre alla TV che costerà un'occhio, gli occhiali speciali in questo caso sono molto più sofisticati dovendo includere, tra l'altro, anche una radio a batterie per tenersi "sincronizzati" con la TV, e costeranno circa 150 dollari al paio. Sistemi meno raffinati che non richiedono occhiali costosi esistono, ma non sembra essere la direzione in cui si muove il mercato.

4. Il treddì senza occhiali. Anche di questo ho cercato uno schemino ma ho fallito. L'ho visto un anno fa a Londra in uno schermo della LG esposto da Harrods e lì per lì ho pensato di essere diventato scemo, invece vien fuori che scemo ero già prima e che la tecnica utilizzata si basa sul concetto di parallasse... sembra astruso ma non è in principio molto diverso da quelle card zigrinate che mettono nelle patatine, quelle con un'immagine che cambia a seconda di come le inclini. Funziona così: c'è uno schermo che proietta un'immagine appositamente "alterata", e subito davanti allo schermo c'è un pannello opaco fatto di tante microscopiche bande verticali come una staccionata. Il risultato è che uno che si trova davanti allo schermo, e guarda quindi attraverso la "staccionata", vede con ciascun occhio delle "colonne" leggermente diverse dello schermo. Il problema è che per vedere l'effetto giusto devi trovarti nel punto giusto, ma con calcoli particolari su come scomporre l'immagine e come costruire la griglia è possibile costruire schermi con molti punti di vista "validi" diversi... La tecnologia è promettente ma sta il fatto che dopo cinque minuti non riuscivo a staccare gli occhi dal video pur essendo in preda a un tremendo mal di mare.

Se leggendo il punto 2 vi siete chiesti il perché una tecnologia fattibile da una ventina d'anni diventa improvvisamente popolare solo adesso... avete fatto bene! In parte sicuramente è perché tutto sommato i film in due dimensioni sono comunque già molto belli, quindi non c'erano esattamente folle strepitanti nelle piazze che imploravano di avere il treddì. Teniamo anche presente che finché i film si son girati in pellicola (ovvero letteralmente l'altroieri) questo avrebbe comunque richiesto doppie macchine da presa, doppie bobine di pellicola (che costa cara come il fuoco) e fondamentalmente doppio lavoro in montaggio. Però, se volete la mia, in parte è anche perchè si sono finalmente accorti (tardi, vedi punto 3) che visto che al momento il treddì si può fare solo al cinema, i film in treddì sono molto meno soggetti alla pirateria... non è che non si possano piratare, ma la versione pirata in questo caso è EFFETTIVAMENTE una chiavica rispetto all'originale visto in sala, quindi non solo la gente va a vederselo al cinema ma è anche ben contenta di pagare il biglietto. Onestamente credo che dietro il grossolano fallimento della lotta alla pirateria ci sia il fatto che discografici e produttori cinematografici non hanno capito che, al di la dei moralismi più o meno dubbi, chiedere soldi (e soldi grossi) per una cosa tutto sommato superflua che può essere reperita gratis alla stessa qualità, è comunque una pessima idea... verrebbe da sperare che il successo di iTunes con i suoi mp3 scaricabili a 1 Euro, e di film come Avatar che giocano sul "valore aggiunto" del prodotto originale facciano riflettere una attimo coloro che sviliscono il valore della proprietà intellettuale come pretesto per rivendicare prerogative discutibili... ma temo che l'arrivo del treddì nei salotti delle case tra qualche anno dimostrerà soltanto ancora una volta che pirati e hacker si rimboccano le maniche mentre i discografici sono impegnati a piangere miseria.

P.S. ho trascurato una quinta opzione un po' grezza ma senza dubbio efficace: mettere un monitor separato davanti a ciascun occhio :)

venerdì 26 febbraio 2010

Una volta si chiamava Ubris

... E si scriveva Hýbris ma poi nessuno sapeva come leggerlo, a voler fare gli spocchiosi tanto si dovrebbe dire Υβρις e tutte le altre sono approssimazioni barbare (letteralmente).

Fatto che a Dubai, dove ultimamamente non regna esattamente la moderazione nei costumi, oltre alle isole artificiali a forma di palma e i palazzoni alti 800 metri, da un anno e mezzo hanno anche un enorme centro commerciale con dentro per il loro diletto un acquario tropicale da 2 milioni di galloni (sono settemilionicinquecentosettantamilaerotti litri!) con dentro 33.000 animali marini che probabilmente non si sono nemmeno accorti di non essere più in mare aperto. Questo acquario vanta alcuni primati tra cui il pannello di plexiglas più grande del Mondo.

Il problema arriva proprio dal plexiglas, non il pannellone ma alcune altre "finestre" dell'acquario che... beh... un video vale più di mille parole...



...Dicevamo, cercare di volare con ali di cera, costruire torri per arrivare in Paradiso, costruire acquari grandi come il Mar Ionio... Ai miei tempi si chiamava Ubris ed è il peccato di tracotanza che gli uomini commettono quando vogliono strafare apparendo insolenti agli occhi degli dei. L'inevitabile conseguenza è la Nemesi (ok, νέμεσις, e ora piantatela di fare i fighetti), ovvero la sfiga divina che si abbatte su di te e se gli gira pure sui i tuoi figli, sui i tuoi nipoti, e su tutti quelli a cui hai mai mandato catene di Sant'Antonio nel 1997... ai tempi di internet lo si chiama più prosaicamente EPIC FAIL.

Se invece non riuscite a dare un nome a quell'inconfessabile sussulto di soddisfazione che vi ha fatto pensare "alla strafacciazza vostra, così imparate a tirarvela!", il termine scientifico è Schadenfreude o, nel vernacolo di questi tempi barbari... LOL ;-)

martedì 23 febbraio 2010

Perchè Buzz si e Faccialibro no?

Già, perché? Non è una domanda banale... Perché dopo ormai anni di ostinata e deliberata assenza da Facebook mi ritrovo a usare Buzz e trovarlo addirittura gradevole? Perché questo avviene nonostante la politica quantomeno discutibile con cui il nuovo servizio "social" di Google è stato lanciato? Sono domande che uno si pone... Magari sto diventando vecchio, magari mi hanno preso per noja, ma no. Credo ci sia dell'altro.

Partiamo col dire che sono tra i fortunati cui le politiche arbitrarie di attivazione di Buzz non hanno arrecato particolari seccature: i contatti importati automaticamente erano tutti effettivamente miei amici, nessuno dei miei amici è rimasto tagliato fuori, nessuna fidanzata ha scoperto particolari altarini (duole ammetterlo ma ciò si deve anche all'assenza tanto di fidanzate quanto di altarini)... Questo per dire che anche se sono pienamente d'accordo con chi sostiene che Google abbia cappellato in malo modo con il lancio di Buzz, e pur pensando che in generale BigG stia diventando un po' più cattiva mano a mano che diventa più grossa, essere rimasto solo potenzialmente vittima della loro leggerezza aiuta certamente a non odiarli tutti dal primo all'ultimo.

Ma torniamo al dunque, Buzz e Facebook si somigliano per molti aspetti, il primo è più minimalista e gioca su cose un po' più "esotiche" come la geo-localizzazione se uno posta dal cellulare, l'altro è semplicemente nel bene e nel male il punto di riferimento per tutto quello che è social network al giorno d'oggi, ma il punto di entrambi è farsi i cabasisi altrui e fare si che altrui possa farsi i cabasisi nostri condividere informazioni personali, notizie e tenersi in contatto.

Tutto considerato credo che la mia preferenza derivi principalmente da tre fattori:
 
1. Su Buzz non ci sono cani e porci, il che è probabilmente una considerazione transitoria, ma credo che rimarrà comunque sempre limitato all'ecosistema degli utenti Gmail, che ormai dovrebbero essere una "quota di mercato" consolidata e non si espanderanno bruscamente a meno che Google non tiri fuori dal cilindro qualcosa di (francamente) migliore di Buzz e del comatoso Wave. All'obiezione "ma su
Facebook tu accetti come amico solo chi vuoi e decidi chi e come vede le tue informazioni", potrei rispondere che (che io sappia) invece quello che lascio sulle bacheche altrui viene visto secondo le impostazioni dei proprietari della bacheca e secondo la loro politica su chi accettare come amici... ergo una bella fetta di gente che non conosco può comunque farsi una discreta manata di cabasisi miei (e io i loro, la qual cosa mi da quasi altrettanto fastidio, sia chiaro). Questo in aggiunta alle altre considerazioni in merito che vi racconterò tra poco.

2. Buzz integra altri social network come Twitter e Flickr, oltre ai vari pezzi dell'ecosistema dei servizi Google, ma non ritengo improbabile che prima o poi anche il supporto a Facebook, MySpace e altri network "concorrenti" arrivi. Resta il fatto che se avessi dovuto iscrivermi attivamente a un nuovo social network (Google o non Google - qualcuno ha detto Orkut?)  non l'avrei fatto: non è che davvero mi serva, quindi di certo non sarei andato a cercarlo. Invece Buzz è fatto apposta per mangiarsi aggregare i servizi che già uso. In più me lo sono trovato lì, già configurato (hem... ok ammettiamolo, buona la seconda) e già avviato, non devo sbattermi a "creare contenuti" apposta per Buzz (anche se ammetto che ha avuto una parte nella resurrezione di questo blog). Mi rendo conto che questa è stata una forzatura sugli utenti da parte di Google, e che se era già discutibile in principio è stata implementata anche peggio, ma all'atto pratico si inserisce in un ragionamento lucidissimo che non posso che condividere: se non ci avessero iscritto gli utenti arbitrariamente pochi si sarebbero sbattuti a provarlo, e i social network funzionano solo se riescono a raggiungere una certa massa critica. Malvagio forse, ma del tutto lineare... e comunque l'opzione per non usare Buzz c'era, bastava leggere la schermata automatica che tutti abbiamo ricevuto, e cliccare su "no grazie" invece di fare i pecoroni e pigiare il grosso tasto "SI LO VOGLIO" senza nemmeno guardare.

3. Buzz per ora non supporta componenti di terze parti, e spero non le supporterà mai. Qui non mi riferisco all'integrazione con altri network o servizi "esterni" ma all'inclusione di componenti altrui che possono liberamente sifonare i miei dati e farne ciò che meglio credono. Partiamo dal fatto che tutte le informazioni che ci sono su Buzz erano già in possesso di Google in quanto gestore della mia posta, del mio album fotografico, eccetera. Queste informazioni Google le può rendere più o meno pubbliche con il mio consenso ma non le "svende" a terzi, ne tanto meno terzi possono arrivare e chiedermele con il benestare di Google. Prendiamo ora Facebook, e lasciamo stare per un momento i "contenuti di alto livello" tipo Farmville, Pet Society o roba simile. Alzi la mano chi non ha mai fatto uno di quei test idioti tipo "Scopri quale personaggio dei Simpsons sei" questi programmini innocui ti richiedono per poter calcolare il tuo grado di "simpsonicità" di accettare una cosa del tipo "Se consenti l'accesso a $test_del_cavolo, l'applicazione potrà accedere alle informazioni presenti nel tuo profilo, alle foto, alle informazioni dei tuoi amici e ad altri contenuti di cui si rivelerà necessaria l'elaborazione". O_o' Dico, ma l'avete letto?!? Cioè per sapere se somiglio più a Bart o a Homer questi hanno bisogno di accedere a tutti i miei dati personali (ometto filippica sul perchè mettrli su FB in prima battuta), le mie foto, i dati in mio possesso riguardo i miei amici (aka se anche voi a questo punto lasciaste perdere, basta un amico sciocco - tutti ne abbiamo uno - e siete punto a capo), e non meglio specificate altre cose... e poi mi fai ancora anche delle domande? ...Per sapere a che Simpson assomiglio? Sarò un malpensante e una carogna ma mi viene da sospettare che gli autori del quiz abbiano dei doppi fini, e se ancora non li hanno di certo sono esposti a tentazioni non da poco perché presto avranno accesso a un patrimonio di informazioni per cui solo dieci anni fa qualsiasi ufficio marketing avrebbe venduto l'anima di sua nonna! Mettici anche che non tutti lo sanno ma per scrivere le str*****e applicazioni per Facebook (non so se questo includa i sondaggi ma di sicuro vale per le app un po' più evolute) uno si deve imparare il loro linguaggio di programmazione speciale con annessi e connessi. Per banale che il programma sia, le probabilità che gli autori siano dei buontemponi annoiati si assottigliano; quando va bene sono oneste multinazionali che fanno soldi su facebook in modo abbastanza trasparente, ma varrà per tutti? Perdonatemi la divagazione, era solo per chiarire un esempio della spazzatura sospetta che su Buzz non c'è e spero non ci sia mai.

Detto questo, non è tutto rose e fiori nemmeno con Buzz, e va da se che valgono le generiche regole di prudenza che si dovrebbero applicare a tutti i social network (e anche alla vita reale, sempre che ci si ostini a considerarli ambiti distinti), e anche in questo caso più dei limiti del sistema valgono la prudenza e il buon senso. In particolare c'è sta cosa della geo-localizzazione che è fantastica quando vai in giro per entrare in contatto con il "genius loci" ma vuol dire anche che, se non lo disattivo quando non serve, la gente vede ciò che scrivo in base a dove si trova piuttosto che all'essere o non essere miei amici. Tipo l'altro giorno c'era un utente che "commentava" la sua attesa per un colloquio di lavoro in termini che ne avrebbero ridotto le speranze di assunzione; niente di scurrile, per carità, ma abbastanza perché se io fossi stato il suo intervistatore e avessi letto quel post non l'avrei più assunto... e date le circostanze come l'ho letto io avrebbe potuto davvero leggerlo anche l'intervistatore!

Il punto di fondo è che tanto Buzz, quanto Facebook, o Twitter (e inserite pure quanti altri esempi vi vengono in mente)... non sono giocattoli, ma strumenti comunicativi di una certa potenza, ciascuno con i suoi punti di forza e le sue magagne. Perdonatemi ma credo che non capirlo e non regolarsi di conseguenza sia indice di ignoranza, di superficialità o di stupidità. Delle tre, una sola è parzialmente giustificabile, e comunque il problema rimane.

giovedì 18 febbraio 2010

La differenza tra un Pesce e una Torre

Ah, la DARPA, se non ci fosse bisognerebbe inventarla... anzi a dire il vero se non ci fosse si auto-inventerebbe.

Per chi non lo sapesse (e non avesse voglia di seguire il pratico link qui sopra), la DARPA è l'agenzia americana per la ricerca nel campo della difesa. Per intenderci sono alcune delle brillanti menti che sviluppano le super-armi fantascientifiche dell'esercito americano, e che negli ultimi cinquant'anni ci hanno regalato, accanto a una serie di buone funzionanti idee come l'M16 e gli aerei stealth, un campionario di perle umoristiche che include uomini che fissano capre, bombe che fanno l'amore invece che la guerra, e l'ultima sciccheria: il Pesce di Babele Robust Automatic Translation of Speech (RATS).

Questo magico roditore/traduttore dovrebbe in teoria essere in grado di tradurre "al volo" da e verso una ventina di linguaggi tra cui l'Arabo, il Farsi e il Pashtun, ovvero i tre idiomi in cui è più probabile che la frase "muori maledetto americano!" sia effettivamente accompagnata da una sventagliata di Kalashnikov. Ora, il razionale del progetto è abbastanza chiaro: se le truppe possono capire meglio la popolazione e farsi capire meglio a loro volta, è probabile che si parli di più e si spari di meno; ma non so perché tutta una serie di considerazioni mi fa pensare di non volermi assolutamente trovare nei panni di chi dovrà testare il roditore sul campo.

Innanzitutto ho dei seri dubbi sul fatto che si possa davvero creare una macchina in grado di tradurre efficacemente dall'inglese (lingua dal lessico ristretto e dalla grammatica essenziale, senza offesa) all'Arabo al volo e sulla base di input orali. Voi direte beh, Google Translate esiste e funziona decentemente, quindi in teoria... Quindi in teoria come vi trovereste a spiegare le vostre ragioni a un Afghano incazzato ed armato usando Google Translate attraverso un software di dettatura tipo Dragon Dictate? (tenete presente che voi sillabate bene le parole perché ve la state facendo sotto, l'Afghano NO!). Se si tratta di tradurre al volo una pagina web per capire il senso generale del discorso è un conto, ma se serve un lavoro di qualità le traduzioni sono uno degli ultimi baluardi in cui una persona mediamente preparata batte ancora il più potente dei computer ad occhi chiusi e con una mano dietro la schiena.

In secondo luogo la DARPA non è esattamente famosa per la parsimonia... progettare le armi del futuro è un affare MOLTO costoso e la "furbità" di un progetto e il suo costo non vanno esattamente di pari passo, quindi stimando che il RATS costi un intorno destro di un occhio della testa... quanti soldi si risparmierebbero semplicemente insegnando una seconda lingua diversa ad ogni soldato (a bastonate se serve, sono addestrati a uccidere e a morire non si spaventeranno mica per un po' di grammatica e sintassi!?) in modo da avere sempre mediamente un interprete efficace in ogni squadra (sempre che l'Afghano di cui sopra non spari PRIMA di gridare "muori maledetto americano!")?

Anche se in effetti è vero che se parli tre lingue sei un trilingue, se parli due lingue sei un bilingue, e se parli una lingua sola sei un Americano... a tratti mi viene da pensare che forse forse lo status quo è meglio: siamo davvero sicuri che se il pastore afghano capisse di più gli americani sarebbe meno incline a sparargli? Una cosa è certa, questo è uno di quei casi in cui sono quasi contento che almeno i nostri politici investano i soldi dei contribuenti in progetti più concreti.

martedì 16 febbraio 2010

Revival

Oggi è una giornata Uggiosa, con la U maiuscola: fuori c'è un tempo grigio che sembra Novembre, in ufficio c'è una penombra silenziosa e ovattata che persino i clienti sembrano timorosi di turbare con l'apparire di una mail o lo squillo di un telefono. Smaltite le mail del mattino e sistemate le due rogne avanzate da ieri (che invece non era una giornata per nulla uggiosa) sono rimasti solo quei lavoretti grigi dalla priorità tanto bassa da sfumare nell'irrilevante... in effetti è una giornata talmente Uggiosa che nella nebbia sembrano aggirarsi fantasmi d'altri tempi, come quello di questo blog che per due anni ho abbandonato al suo letargo. Ora ho tradotto il layout in italiano, aggiunto una citazione, cambiato il disclaimer... l'inizio di una nuova stagione di post ai margini dell'utilità in questo remoto angolo di internet sotto un indirizzo di secondo livello? Solo la nebbia saprebbe rispondere.

giovedì 22 maggio 2008

The truth behind human sized hamster balls

***CAUTION*** The downright stupidity of this post might cause you permanent mind alterations or death.

Today I tried to verify a voice that I had heard somewhere. That would be that Googling for "human sized hamster ball" does not return any result... Well, in case you had heard the same voice yourself but a shadow of pride prevented you from looking for yourselves, i looked for you (don't worry for me, I have lost the last bits of reputation long ago).

For a start, as it was easy to predict, it is false that no result appears, results abund. What is true instead is that no result (in the first pages at least) is useful for anything more than acuing that shameful sense of desire for one of these marvels of plastic elegance.
You cannot have the simplest solution of all, that would be just a plexiglass sphere (perhaps with some hole for entering and ventilation), this seems absent altogether. On the contrary ther are a couple of inflatable options... read "quick to go flat, wrap around you and suffocate you", which would be nothing but the deserved ending for having even tought of using one. Sounds fair and perhaps cheap but no thanks. There is also a super hi tech human sized trackball mouse that could turn up as the funkyest way to frag after those spooky mind-reading controllers, but even if it really was for sale it is not what we are looking for right now (but let's keep the link warm for a later time).

Anyway, for the brave among you, here is the link of a company who makes such devices of doom... unfortunately I could not find any pricing on their products, and this could mean that the things are not only ridiculous and potentially murderous, but also blooddraining expensive... Too bad, I still want one, possibly a plexiglass one, but I fear that the only way to have it remains the good old acquire-on-sight ;)