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lunedì 1 marzo 2010

Treddì

Oggi raccolgo una segnalazione - graze mille! - e vi parlo di treddì (o si dovrebbe scrivere tredddì?), ovvero di come si fa a convincere il nostro cervello che le mosche che vediamo in Avatar sono più noiose di quelle che vedevamo ne Il Signore delle Mosche (1963) o nelle varie iterazioni di Rambo (1982, 1985, 1988, 2008 e forse 2011). Ho cercato di documentarmi un pochino ma è pur sempre possibile che abbia scritto delle amenità... ogni appunto è il benvenuto!

Una premessa ovvia: il nostro cervello percepisce la profondità delle immagini perché gli occhi inquadrano la stessa immagine da due punti di vista leggermente distanziati (si dice visione binoculare), quindi se tra l'immagine dell'occhio destro e quella del sinistro c'è molta differenza vuol dire che stiamo guardando un oggetto vicino, se ce n'è poca stiamo guardando un oggetto lontano, e da qui parte tutto il discorso... quindi prima di tuffarci nei tecnicismi vi ricordo che se dovete difendere il vostro onore da un guercio è meglio sfidarlo all'arma bianca piuttosto che duellare con le pistole (grandi momenti di servizio pubblico ^_^).

La prima fase per generare il treddì è quella di riprendere la scena contemporaneamente da due angolazioni vicine ma separate, un po' come avviene ai nostri occhi, per farlo si usa una telecamera simile a questa o, se stiamo parlando di computergrafica, si ordina semplicemente al computer di fare il lavoro due volte cambiando il punto di vista "virtuale". Il problema arriva quando dobbiamo presentare la cosa allo spettatore, perché lo schermo è uno solo, è bidimensionalmente piatto, ed è lo stesso per tutti e due gli occhi... uno schermo, due occhi... peggio ancora, probabilmente uno schermo per duecento paia di occhi messi in una stessa sala ma ad angolazioni molto diverse sia in larghezza che in altezza.

Di seguito vi propongo quindi una carrellata dei metodi per "ingannare" lo spettatore:
 
1. I tragici occhialini colorati. Il giochino si chiama anaglifo ed è piuttosto semplice, si mettono due filtri colorati (tipicamente rosso e blu) davanti a ciascuna lente della telecamera, così si ottengono due immagini di colori diversi che possono poi essere messe una sull'altra e unite in fase di montaggio. Il risultato è un immagine in cui ogni contorno ha due "aloni" uno blu e uno rosso, tanto più accentuati quanto più il soggetto è vicino. Agli spettatori vengono dati degli occhiali con lenti colorate in modo che per ciascun occhio uno dei colori venga "mascherato" e ne vedano così solo l'altro. Il cervello fa il resto ignorando i colori sfalsati e restituendoci l'illusione della profondità. Questa tecnica è rudimentale ma efficace, però che io sappia non si è mai diffusa al di là di produzioni fatte apposta per dimostrare il treddì stesso un po' come fenomeno da baraccone.

2. I (poco) meno tragici occhialini polarizzati. Si tratta dello stesso giochino degli occhialini colorati, ma sfrutta una diversa proprietà della luce ovvero la polarizzazione. Qui il discorso si fa un po' meno intuitivo ma se mi seguite cerco di non incasinare troppo la spiegazione. La luce si propaga come un'onda, quindi "oscilla" su e giù, o a destra e a sinistra, o in diagonale... comunque oscilla. Mettendo un particolare filtro davanti a qualsiasi sorgente di luce si può creare una sorta di microscopica "veneziana" che lascia passare solo la luce che oscilla con una certa inclinazione, la luce che esce si chiama "polarizzata" e il bello è che, quando rimbalza su determinate superfici (per esempio contro uno speciale schermo da cinema), rimane ancora polarizzata. Il trucco è quindi proiettare contemporaneamente o in rapidissima successione due immagini polarizzate ad angoli diversi, e con degli occhialini fatti a loro volta "a veneziana" far vedere a ciascun occhio solo una delle due. Il vantaggio rispetto agli occhialini colorati è che in questo caso i colori non vengono sfasati e il risultato è molto più adatto anche a film "veri". Anche questa tecnica è rimasta un fenomeno da baraccone per decenni ma di recente è stata rispolverata da titoli come Avatar e Coraline. Tutto chiaro? Ho cercato un disegno cheschematizzasse bene la cosa ma ho fallito in maniera miserabile.

3. Gli occhialini altamente tecnologici. Fino ad ora abbiamo parlato implicitamente di cinema, dove ci sono sale attrezzate apposta, con proiettori apposta, ma cosa succede se il treddì lo voglio in salotto? Niente panico, mi serve solo un televisore apposta e anche in questo caso degli occhiali apposta. Gli schermi delle normali televisioni sfruttano già il controllo della polarizzazione per migliorare la qualità dell'immagine in due dimensioni. Alcuni costruttori, tra cui la Samsung, hanno già annunciato di essere pronti a commercializzare televisori che possono cambiare la polarizzazione delle loro immagini molto rapidamente, circa 120 volte al secondo. Questi televisori saranno venduti in abbinamento a speciali occhiali dotati di lenti polarizzate come quelle dei cinema, ma capaci anche di oscurare con dei cristalli liquidi alternativamente la lente "sbagliata" con la stessa frequenza del televisore. Il tutto avviene così rapidamente che il cervello continua a pensare di essere di fronte a un singolo flusso di immagini ininterrotto. Il portafoglio al contrario si accorgerà eccome della differenza: oltre alla TV che costerà un'occhio, gli occhiali speciali in questo caso sono molto più sofisticati dovendo includere, tra l'altro, anche una radio a batterie per tenersi "sincronizzati" con la TV, e costeranno circa 150 dollari al paio. Sistemi meno raffinati che non richiedono occhiali costosi esistono, ma non sembra essere la direzione in cui si muove il mercato.

4. Il treddì senza occhiali. Anche di questo ho cercato uno schemino ma ho fallito. L'ho visto un anno fa a Londra in uno schermo della LG esposto da Harrods e lì per lì ho pensato di essere diventato scemo, invece vien fuori che scemo ero già prima e che la tecnica utilizzata si basa sul concetto di parallasse... sembra astruso ma non è in principio molto diverso da quelle card zigrinate che mettono nelle patatine, quelle con un'immagine che cambia a seconda di come le inclini. Funziona così: c'è uno schermo che proietta un'immagine appositamente "alterata", e subito davanti allo schermo c'è un pannello opaco fatto di tante microscopiche bande verticali come una staccionata. Il risultato è che uno che si trova davanti allo schermo, e guarda quindi attraverso la "staccionata", vede con ciascun occhio delle "colonne" leggermente diverse dello schermo. Il problema è che per vedere l'effetto giusto devi trovarti nel punto giusto, ma con calcoli particolari su come scomporre l'immagine e come costruire la griglia è possibile costruire schermi con molti punti di vista "validi" diversi... La tecnologia è promettente ma sta il fatto che dopo cinque minuti non riuscivo a staccare gli occhi dal video pur essendo in preda a un tremendo mal di mare.

Se leggendo il punto 2 vi siete chiesti il perché una tecnologia fattibile da una ventina d'anni diventa improvvisamente popolare solo adesso... avete fatto bene! In parte sicuramente è perché tutto sommato i film in due dimensioni sono comunque già molto belli, quindi non c'erano esattamente folle strepitanti nelle piazze che imploravano di avere il treddì. Teniamo anche presente che finché i film si son girati in pellicola (ovvero letteralmente l'altroieri) questo avrebbe comunque richiesto doppie macchine da presa, doppie bobine di pellicola (che costa cara come il fuoco) e fondamentalmente doppio lavoro in montaggio. Però, se volete la mia, in parte è anche perchè si sono finalmente accorti (tardi, vedi punto 3) che visto che al momento il treddì si può fare solo al cinema, i film in treddì sono molto meno soggetti alla pirateria... non è che non si possano piratare, ma la versione pirata in questo caso è EFFETTIVAMENTE una chiavica rispetto all'originale visto in sala, quindi non solo la gente va a vederselo al cinema ma è anche ben contenta di pagare il biglietto. Onestamente credo che dietro il grossolano fallimento della lotta alla pirateria ci sia il fatto che discografici e produttori cinematografici non hanno capito che, al di la dei moralismi più o meno dubbi, chiedere soldi (e soldi grossi) per una cosa tutto sommato superflua che può essere reperita gratis alla stessa qualità, è comunque una pessima idea... verrebbe da sperare che il successo di iTunes con i suoi mp3 scaricabili a 1 Euro, e di film come Avatar che giocano sul "valore aggiunto" del prodotto originale facciano riflettere una attimo coloro che sviliscono il valore della proprietà intellettuale come pretesto per rivendicare prerogative discutibili... ma temo che l'arrivo del treddì nei salotti delle case tra qualche anno dimostrerà soltanto ancora una volta che pirati e hacker si rimboccano le maniche mentre i discografici sono impegnati a piangere miseria.

P.S. ho trascurato una quinta opzione un po' grezza ma senza dubbio efficace: mettere un monitor separato davanti a ciascun occhio :)

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